Mi capita spesso di chiedermi, mentre leggo un fumetto, da dove venga l’ispirazione. Nel caso de La Belgica di Toni Bruno, la domanda mi ha ronzato in testa fin dalle prime pagine, per poi trovare risposta un po’ a sorpresa nel diario di bordo ospitato nelle ultime pagine del primo volume: come spesso accade, la risposta si trova in una casualità che risuona di coincidenza. 

È il 2015 e Toni bruno sta finendo il suo precedente volume, Da quassù la Terra è bellissima quando al fumettista catanese finisce tra le mani un articolo che parla di una spedizione in Antartide partita verso la fine del ‘800 e  che finì incagliata tra i ghiacci per un intero inverno polare. Non solo la spedizione è diventata negli anni oggetto di studi sul comportamento umano in situazioni estreme, ma era anche popolata da una serie di personaggi vividi, alcuni entrati a vario titolo nella Storia, altri protagonisti di aneddoti al limite del credibile. Insomma, il tempo intercorso tra la scoperta della vicenda e l’acquisto del diario del Capitano De Gerlache deve essere stato grossomodo paragonabile a quello passato tra la lettura del diario e la nascita di Jean e Claire, i protagonisti de La Belgica

La belgica

Due volumi, due protagonisti, due grosse trame che guardano l’una all’altra, ma seguono due eventi storici differenti, solo all’apparenza sconnessi: l’esplorazione scientifica lanciata alla conquista del Polo Sud, da un lato, e l’alba delle lotte socialiste e comuniste in Europa, che in Belgio si legano al sorgere dei primi moti femministi che si muovo di pari passo con quelli operai. Così da un lato abbiamo Jean, finito per caso a bordo della Belgica e ammaliato onda dopo onda dall’idea di far parte di qualcosa di più grande di una vita sola, e dall’altra Claire, abbandonata a terra e sempre più partecipe dei movimenti che reclamano uguaglianza e diritti per donne e lavoratori:  due giovani destinati a non avere più notizie l’uno dell’altra per lungo tempo, eppure entrambi coinvolti in una personale esplorazione, fisica e metaforica, di terre inesplorate. 

Benché sia Jean che Claire siano personaggi di finzione, l’approccio di Toni Bruno è rigoroso dal punto di vista storico. Il percorso tra i flutti della Belgica è ricostruito sulla base dei resoconti dell’epoca, ricavati da numerosi ritagli di giornali (persino norvegesi!), ma soprattutto dai diari dei componenti della spedizione, tutti e 19 raffigurati secondo l’aspetto ricavabile dalle foto d’epoca. Solo Jean Jansen (forse mai nato, di certo mai morto: questo si dice di lui nell’ultima descrizione del volume) è figlio di un guizzo di fantasia, il tentativo di dare il volto all’aneddoto del marino che dopo mesi bloccato tra i ghiacci decise di voler tornare a casa a piedi.

La Belgica

Allo stesso modo Claire incrocia il suo cammino con personaggi storici realmente vissuti, su tutti Marie Popelin, pioniera del femminismo belga e fondatrice della Lega belga per i diritti delle donne, di cui Bruno segue con precisione la parabola, sottolineando ad esempio la presa di distanza dal contemporaneo movimento suffragista. 

Oltre l’affascinante impianto storico dei due volumi, sorgono poi tutte le riflessioni stimolate dalla costruzione e dal percorso riservato da Toni Bruno ai suoi personaggi. Claire e Jean sono uniti nella promessa di una vita eppure non si incontrano mai: il racconto inizia con Jean già impegnato nella sua disavventura che lo condurrà ai confini del mondo mentre Claire è in attesa di un ritorno, ma non in sua balìa, come una moderna Penelope che non aspetterà con le mani in mano che le onde le restituiscano segni di vita dell’amato ormai lontano. 

I due, imbrigliati in una sincronicità di eventi personali e storici quasi dispettosa nel suo tempismo, si ritrovano lontani proprio nell’esatto momento delle loro vite in cui è per loro necessario trovare una propria strada. Così i loro percorsi si dividono, per riunirsi forse mai più, senza nemmeno un saluto, eppure filtra attraverso le pagine la connessione tra le loro vite, ormai orientate in direzioni opposte, ma ancora indissolubilmente legate.

Per qualcuno è il caso, per altri è il destino: per Jung era un inconscio collettivo attraverso cui grandi e piccoli eventi si avvertono o si annunciano. Per Toni Bruno, invece, è un boccetta di Pelikan 4001 trovata in un cassetto e dimenticata lì chissà da quanto: un nero anticato che a volte si abbandona a sfumature di blu, una sintesi perfetta offerta dal caso (o dalla sincronicità) per superare l’insoddisfazione delle prime prove tra bianco&nero e il colore. Tra i mezzi toni spicca così il bianco, algido e perfetto del ghiaccio che immobilizza il viaggio e la vita di Jean,  ma anche dell’abito immacolato del padrone della fabbrica che si frappone come un iceberg alla lotta di Claire.

Per il lettore, invece, La Belgica è un viaggio turbolento attraverso un’epoca in fondo non così distante nel tempo, ma lontanissima dal nostro modo di vivere odierno. Uno sguardo su come eravamo filtrato attraverso l’occhio non solo del fumettista, ma anche del sociologo e a tratti dello psicologo che tramite il racconto (che in parte è anche resoconto) di due eventi realmente avvenuti racconta la Storia e una storia, racconta i suoi personaggi, ma anche quell’ambizione tutta umana di andare verso l’ignoto, un po’ per capire se si è davvero capaci di farlo, e un po’ per vedere se lì si sta meglio che qua. 

La Belgica
Affiancando le due copertine, Jean e Claire guardano l’uno verso l’altra, seppure ci sia letteralmente mezzo mondo a separarli.

 



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
, , ,
Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

Similar Posts
Latest Posts from Players